Film che possono aiutarti a superare a far crescere la tua autostima
Oggi vorrei proporvi una piccola lista di film che può essere molto utile per aiutare a comprendere meglio l’autostima.
Non voglio parlare dell’ego ipertrofico che vuole solo vincenti a tutti i costi e con tutti i mezzi ma l’autostima che nasce dalla consapevolezza di possedere capacità e risorse nascoste e che hanno solo bisogno di essere espresse.
L’autostima non è l’espressione della propria “grandezza” ma la capacità di cercare la propria strada consapevoli della propria forza sopita e con la determinazione e l’umiltà di farla riemergere o di superare i rovesci che la vita ci porta, si tratti di una delusione personale, un lavoro noioso, un sogno che non si realizza.
“Si cominciano a superare gli ostacoli più grandi quando si è convinti di potercela fare”
Million Dollar Baby (2004) di Clint Eastwood
Dicono che quando credi in qualcosa, devi fare tutto ciò che è in tuo potere per raggiungerlo.
Questa visione viene rappresentata in uno dei migliori film di Clint Eastwood con Hilary Swank e Morgan Freeman.
Dopo aver addestrato e rappresentato i migliori pugili, Frankie Dunn (Clint Eastwood) gestisce una palestra con l’aiuto di Scrap (Morgan Freeman), un ex pugile che è anche il suo unico amico. Frankie è un uomo solitario e severo che si è rifugiato nella religione da anni alla ricerca di una redenzione che non viene.
Un giorno si presenta in palestra Maggie Fitzgerald (Hilary Swank), una ragazza volenterosa che vuole iniziare a boxare ma che ha superato l’età dell’esordio e si troverebbe a combattere con avversari con molti più anni di lei di allenamento sulle spalle.
Maggie però è disposta a lottare duramente ma ciò che più desidera e di cui ha maggior bisogno è che qualcuno ci creda come ci crede lei.
Frankie inizialmente la rifiuta sostenendo che non allena ragazze e che, inoltre, è troppo vecchio. Ma Maggie non si arrende e continua ad andare in palestra allenandosi da sola con il solo sostegno di Scrap fino a quando, convinto dalla determinazione di Maggie, Frankie decide di allenarla.
Forrest Gump (1994) di Robert Zemeckis
Forrest Gump (Tom Hanks), con un quoziente intellettivo più basso della norma, è nato e cresciuto in Alabama, con una madre molto protettiva. Da lei Forrest ha imparato che non c’è nulla che lui non possa fare, perché “stupido è chi lo stupido fa”. E in effetti Forrest è riuscito in imprese inimmaginabili e ora può raccontare la sua storia agli increduli ascoltatori che uno dopo l’altro si siedono vicino a lui in attesa dell’autobus alla fermata di Savannah. È stato un eroe in Vietnam, ha stretto la mano a tre presidenti, ha contribuito alla distensione giocando a ping pong, ha assistito ai movimenti studenteschi, ha casualmente fatto esplodere il Watergate, Straordinaria la metafora della corsa. Forrest è stato un campione e correre gli è naturale come respirare. Attraversa l’America dall’Atlantico al Pacifico, più volte. Diventa una leggenda, dietro di lui la schiera dei seguaci che corrono si ingrossa sempre più. A un certo punto Forrest, con barba lunghissima, si ferma fra le suggestive rocce del Colorado. Tutti aspettano ansiosi la sua decisione, foriera di chissà quali altissimi significati. Forrest dice: “Sono un po’ stanchino”. Dunque è tutto molto semplice e naturale. “Dietro” non c’è altro. Solo la semplicità di essere se stessi dando il meglio di cui si è capaci senza porsi troppe domande e meno perché, solo per il piacere di “essere”
The Help (2011) di Tate Taylor
Mississippi, anni 60. Skeeter (Emma Stone) è un giovane sudista che torna dal college dopo la laurea decisa a diventare scrittrice. Il suo arrivo fa scalpore nella sua comunità per le sue relazioni con alcune servitrici di colore che hanno speso la loro vita al servizio di famiglie numerose e che subiscono ogni forma di discriminazione razziale. Tra loro la saggia Aibileen, (Viola Davis) che sta allevando il suo diciassettesimo bambino bianco. La grassottella Minny (Octavia Spencer) la miglior amica di Aibileen ed anche la donna più sfacciata del Mississippi, tanto che ha difficoltà a mantenere un posto di lavoro.
Skeeter vuole dare loro voce raccontando le loro esperienze per valorizzarle e far capire cosa provano queste donne che soffrono in silenzio trattamenti umilianti per semplice razza o condizione sociale. Il film è un racconto tutto al femminile di donne che trovano un linguaggio comune al di là delle barriere sociali e razziali guardandosi negli occhi e cercarcando di conoscersi.
Billy Elliot (2000) Stephen Daldry
Siamo nel 1984, in Inghilterra, il film racconta di Billy (Jamie Bell), un ragazzo inglese di undici anni che vive in un sobborgo con i genitori e un fratello maggiore. Il padre (Gary Lewis) e il fratello Tony,(Jamie Draven) sono minatori che partecipano agli scioperi minerari britannici nel 1985 e inaspriti dalle difficoltà delle loro condizioni di vita.
Per il piccolo Billy sognano un futuro da duro e si leva quasi il pane di bocca per permettergli di frequentare una palestra di pugilato.
Quando il proprietario affitta una parte del locale a una scuola di danza Billy si distrae dalla box e scopre che ciò che ama veramente nella vita è il balletto.
Contro la volontà del padre, le scarse risorse economiche e le convenzioni sociali Billy lotta per realizzare il suo sogno e diventare un ballerino professionista. Un sogno che potrà diventare realtà quando la sua insegnante lo iscrive ad un esame al Royal Ballett.
Certamente “Billy Elliot” è un buon titolo per chiudere questa prima selezione di 4 film sull’autostima ma non sono certamente gli unici. Il cinema ce ne offre una grande varietà.
Seguimi e ne troverai altri che potranno arricchirti con la magia del grande schermo.